venerdì 2 ottobre 2015

Oggi Recensiamo...La Ferocia di Nicola Lagioia (Stregathon)

Con la mia tempistica da bradipo, stamattina mi sono decisa finalmente a scrivere una pseudo-recensione di uno dei libri più chiacchierati di questa estate 2015 (con il quale ho partecipato anche alla mia fallitissima SummerReadingChallenge): La ferocia di Nicola Lagioia. So già che ne avrete sentito già parlare in ogni dove, secondo me ve lo siete ritrovato persino nei discorsi del fruttivendolo sotto casa, però che vi devo dire? Ha vinto uno dei premi (se non IL PREMIO) più ambiti dagli scrittori italiani, lo Strega, e mi sembra abbastanza inevitabile che spunti fuori come prezzemolo in ogni discussione letteraria. Dalle altre critiche lette in giro, mi sembra essere stato accolto piuttosto bene da (quasi) tutti. Ecco, io mi sento di far parte di quel quasi. Non è che non mi sia piaciuto, però posso tranquillamente affermare di aver letto libri molto migliori. La storia sembrava accattivante, da thriller: una ragazza che prima viene vista camminare nuda su un'autostrada, poi viene trovata morta, caduta giù da un silos come si fosse suicidata. E invece di thriller c'è ben poco. La ferocia è più che altro una ricostruzione stile Barbara D'Urso delle problematiche e degli sporchi segreti della famiglia Salvemini, arricchitasi negli anni grazie alle sapienti mosse di speculazione edilizia operate dal padre. Ed è proprio questo voler scavare in un modo troppo accurato ed autocompiaciuto in un simbolo della corruzione italiana che non mi é piaciuto. Lagioia prende le cose facendo il "giro lungo", ci gira intorno, non va dritto al punto, vuole creare suspance, ma eccede, e questo suo intento diventa così palese che risulta disturbante al povero lettore che riesca ancora a raccapezzarsi dopo tutti i voli pindarici  che ha dovuto seguire. Infatti, non solo la narrazione è lenta, prolissa e troppo particolareggiata (va bene l'introspezione psicologica, ma certe cose, caro Nicola, se le poteva permettere solo il Dosto) ma lo stile è anche forzato e sconnesso. Per dirla in breve, l'autore si diverte a saltare di palo in frasca, usa la punteggiatura come se fosse un'aggiunta da fare a testo concluso, e per di più si sente talmente compiaciuto e forte di tutto questo, che da bravo professionista inserisce qua e là anche qualche termine desueto o poco conosciuto. Non mi stupisco affatto, in effetti, che abbia vinto lo Strega. Alla parte acculturata degli italiani, queste cose piacciono un mondo: sarebbe stato troppo facile assegnare il premio ad uno Zardi, che con la sua semplicità è riuscito a descrivere un futuro di crisi che poi tanto futuro non é. Lo stesso vale per Genovesi: ok, forse anche il suo lavoro presentava dei difetti, ma a mio parere avrebbe potuto vincere tanto quanto La Ferocia, se non fosse stato per la scrittura piana, semplice, di facile lettura, meglio il minestrone di finta cultura che fa tanto chic.
Ok basta, la smetto di sparare a zero sul povero Lagioia, che mi sta anche tanto simpatico, spero che non legga mai questa recensione (ma tanto non c'è pericolo ahah) e per farmi perdonare prometto che proverò altro di suo...magari sarà la volta buona :)



Per ora vi lascio e vi auguro una buona giornata. Se volete lanciarmi qualche pomodoro per avervi distrutto il libro preferito fatelo pure nei commenti, anche quelli sono ben accetti!
Un abbraccio.
Eu

1 commento:

  1. Non ho ancora letto questo libro, e credo che non lo farò mai: le critiche che sto leggendo in giro sono davvero tante, e vertono quasi tutte sugli stessi punti. Il fronte dei detrattori è più ampio di quanto pensi.
    Mi sa che per stavolta passo :P

    RispondiElimina