domenica 23 agosto 2015

Oggi Recensiamo...L'Invenzione della Madre di Marco Peano

Ebbene sì.
Dopo una latitanza abbastanza lunga, ne approfitto di un simpatico giorno di pioggia per tornare qui nel mio blog e recensire non un libro qualsiasi, ma IL libro, quello che fino ad ora è stato la mia miglior lettura del 2015:L'invenzione della madre di Marco Peano.

In realtà, far uscire qualcosa di sensato su questo piccolo, grande capolavoro, dalla mia testolina è piuttosto difficile: avete presente quando vi piace talmente tanto una persona che non sapete come spiegare il perchè sia così? Ecco per me è lo stesso.
Ma giuro che qualcosa riuscirò a farvi capire lo stesso, anche se ha talmente tanti spunti di riflessione che non riuscirò mai a spiegarli tutti.
Per prima cosa partiamo dalla "trama" se così la vogliamo chiamare.
Quella che infatti ci ritroviamo a leggere è più la cronaca della malattia terminale di una donna, malattia affrontata non tanto da lei (che ormai è quasi totalmente abbandonata ad essa), quanto dalla sua famiglia, ed in particolare da suo figlio Mattia. E d'altronde il vero protagonista della storia raccontata in questo libro è proprio il suo rapporto con il terribile cancro della madre, cancro che lo costringerà a riconsiderare la propria vita, mettendolo per la prima volta davanti alla consapevolezza di dover abbandonare lo status di ''bambino'' per diventare finalmente un uomo.
In parte quindi è anche una sorta di romanzo di formazione, in cui vediamo come su uno schermo, i pensieri e le azioni di un ragazzo prima e di un adulto poi, in un cambiamento progressivo che lo porterà a tagliare i ponti con il passato, liberandosene quasi fosse una vecchia pelle, e a decidere finalmente di crescere.
Come ho accennato all'inizio, tutto questo è raccontato in terza persona, quasi fosse una cronaca, con tanto di dettagliate informazioni ricavate da studi scientifici sui tumori e sulla morte più in generale. Il lettore ha quasi l'impressione di star leggendo un giornale, con l'unica differenza che qui, non sono menzionati né nomi, né luoghi, a mio avviso, proprio per evidenziare ancor di più i fatti e la centralità nella narrazione di Mattia e della sua crescita, totalmente inversa rispetto al declino della madre.
E dal mio punto di vista sono proprio queste le due intuizioni geniali di Peano: usare l'antitesi per sottolineare questi due percorsi opposti, l'uno verso la vita, l'altro verso la morte e la scelta della cronaca come strumento narrativo.
Senza dubbio sarebbe stato più facile raccontare la storia dal punto di vista di Mattia arricchendo il tutto con i sentimenti più intimi del protagonista. Eppure Peano decide di esporci i fatti in maniera del tutto fredda, impersonale e soprattutto senza sentimentalismi di sorta.
Ecco quindi arrivarci la pura e semplice realtà della vita accanto ad un malato di cancro che sta morendo: ed è proprio questa esposizione così cruda e scevra di sentimenti che ferisce ancora di più il lettore. Ogni dettagliata descrizione della malattia è una scudisciata, e le ferite che apre sono dure da far rimarginare perchè resteranno anche molto dopo aver finito il libro.
Insomma, un libro particolare che ha sicuramente diviso i suoi lettori tra coloro che come me lo hanno trovato la punta di diamante della narrativa contemporanea italiana di quest'anno e coloro che invece lo hanno detestato senza alcuna possibilità di ripensamento, ma che al di là di tutto secondo me merita non una, ma mille possibilità.
Leggetelo, rifletteteci su a lungo e poi fatemi sapere la vostra opinione, che, come sempre, sono curiosissima di ascoltare.
Ora vi saluto e vi mando un bacione grande da quel di Brusson, sperando di tornare presto a casa e di essere più presente :)


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